Itinerario: Parma, Fontanellato, Soragna, Busseto
Come: in auto
Quando: tutto l’anno
Durata: un fine settimana
Un itinerario alla scoperta della Shoah attraverso i segni della presenza ebraica nel parmense.
Probabilmente pochi sanno che, immersi nella colorata ombrosità della Sala di Diana e Atteone del Parmigianino a Fontanellato, si trovano gli affreschi in un ambiente modellato su di un uso festivo ebraico.
Parmigianino deve essersi ispirato all’uso ebraico di realizzare capanne provvisorie, esterne alle case, nelle quali trascorrere la notte per solennizzare la festa dei tabernacoli o sukkoth, cioè in ebraico appunto capanne, che dura otto giorni.
Quando il pittore dipinge la saletta per il conte Galeazzo Sanvitale e sua moglie Paola Gonzaga, tra il 1523 e la prima metà del 1524, Fontanellato, insieme a San Secondo e Poviglio, allora parmense, era indicata come una delle sedi più accoglienti per gli ebrei per la politica dei feudatari che non curano la inimicizia di Dio.
Nel XV secolo gli ebrei sono presenti sia in città che in diversi feudi del territorio: i Pallavicino vengono attuando una politica di disboscamento e di ripopolamento con la creazione di piccole capitali, vere e proprie città di fondazione come Busseto, Cortemaggiore e Monticelli d’Ongina, per cui la presenza degli ebrei che gestissero i banchi di prestito, attività proibita ai cristiani, diventava quanto mai essenziale per attivare l’economia locale.
Una comunità locale era anche a Parma ed aveva probabilmente il suon cimitero presso la chiesa di Santa Maria Maddalena, vicino all’attuale borgo della Posta.
Nel 1488 fra Bernardino da Feltre, nella sua costante predicazione antiebraica, fonda a Parma il Monte di Pietà, di cui è erede la Banca del Monte, affidando il prestito ai cristiani. Inizia una decadenza per gli ebrei locali, che abbandonano la città. Lo fanno definitivamente allorchè Ottavio Farnese, sotto la pressione di papa Paolo IV che aveva imposto la creazione del ghetto ed altre restrizioni, scelse di allontanarli dalle dominanti dei ducati padani e di riservare loro una serie di stanziamenti periferici.
Per il parmense: Colorno, San Secondo, Sissa, Roccabianca, Soragna, Borgo San Donnino, Busseto.
Solo dopo il 1803 alllorchè Moreau de Saint-Mèry applicò a Parma le leggi della rivoluzione francese che riconosceva l’uguaglianza tra i cittadini ed eliminava le discriminazioni, gli ebrei rientrarono in città: allora nell’interno parmense erano circa settecento.
Nel 1817 Maria Luigia facendo progettare il cimitero della Villetta, riserva loro un’area per la sepoltura, ancora esistente. Vi è sepolto tra gli altri Eugenio Ravà, uno dei Mille di Garibaldi, mentre nel Municipio di Soragna una lapide ricorda Tobia Levi, morto nel 1859 durante la seconda guerra d’Indipendenza.
Nel 1866 fu inaugurata la Sinagoga in vicolo Cervi 4 a Parma, progettata dall’architetto Pancrazio Soncini, che è tuttora sede della Comunità e dell’archivio.
Dal 1845 al 1848 a Parma fu pubblicato il primo giornale ebraico in italiano, la “Rivista israelitica. Giornale di morale, culto, letteratura e varietà”.
Straordinario scrigno della cultura ebraica è la Biblioteca Palatina di Parma che in questo è seconda al mondo solo alla Bodleian library di Oxford, mentre la documentazione sugli ebrei è conservata nell’Archivio di Stato di Parma, compresa una preziosa raccolta di frammenti medievali in pergamena di testi sacri, nell’Archivio storico Comunale e nell’Archivio dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in vicolo delle Asse 5, che raccoglie la documentazione sulla Shoah.
Nel quartiere Montanara in via Bramante, il parco intitolato ai fratelli Fano e Della Pergola ricorda i sei bambini deportati ad Aushwitz, con una lapide dedicata alle piccole vittime.
Soragna è il luogo più ricco di memoria, con la Sinagoga in via Cavour 3, costruita nel 1855, il Museo ebraico Fausto Levi, la stanza delle sinagoghe, la stanza della Shoah e Hurbinek: l’aula didattica in via Garibaldi 52.
A Soragna è sopravvissuto anche il cimitero ebraico, nella campagna a 3 chilometri, che si raggiunge imboccando strada Argini e via degli Israeliti.
Testimonianze ebraiche anche a Busseto, nel cimitero, nelle opere del pittore Gioacchino Levi (1818 – 1903) conservate in vari luoghi, tra cui la Biblioteca del Monte di Pietà.